IL DONO

Fuori era notte, le stelle stavano puntinando il cielo del loro chiarore e il nuovo giorno si era prepotentemente fatto strada da pochi minuti. Christian spense la televisione e con gli occhi che faticavano a stare aperti trascinò i piedi fino al suo letto. Morfeo lo strinse nel suo soporifero abbraccio quasi subito.
Iniziò la carrellata di sogni, molti dei quali al mattino non resta traccia. Stava sognando di essere beatamente spaparanzato su un materassino in ammollo nel mare adriatico quando a un tratto tutto fu cancellato da un fortissimo bagliore. Pochi secondi e le immagini tornarono a fuoco ma quello che ora appariva non era più l’immensa distesa d’acqua salata e non vi erano più neanche gli ombrelloni all’orizzonte. La scenografia era ora una stanza completamente spoglia al centro del quale vi era lui. Non era solo, si accorse di avere la compagnia di due figure. Una era una ragazza che Christian conosceva e l’altro un uomo, che non aveva mai visto prima d’allora, completamente vestito di bianco.
“Salve Christian. Come va?” disse l’uomo.
“Non molto bene, ma si tira avanti”
“Lo so, lo so. Continui sempre a lamentarti. Io lavoro per una persona molto ma molto importante che stanca di ascoltare le tue lamentose suppliche ha deciso di farti un dono”
“Le mie lamentose suppliche? Mi sembra irrispettoso. Ok, tendo ad angosciarmi facilmente ma…”
Angelo fece un cenno alla ragazza, lei estrasse da tasca un telecomando premette un bottone ma sembrava non essere accaduto niente. Fatto ciò disse “Sei ancora angosciato, Christian?”
Christian guardò la ragazza incredulo. Effettivamente non si sentiva angosciato. Non riusciva a capire quello che stava accadendo. Era un sogno così strano.
“No, non sento più angoscia ma… vivo comunque nella paura. Ho paura del domani…”
La ragazza ripeté l’azione precedente “Hai ancora paura Christian?”
A essere onesti solo il modo con cui pronunciava il suo nome la ragazza spegneva in lui ogni sentore di negatività.
“No. Effettivamente ora no ma… mi sento dannatamente solo”
Un’altra pigiata di telecomando. “Adesso Christian come ti senti?”
“Mi sento meno solo in effetti…”
“Certo, ci sono io”
“Ok, ma…”
“Non pensi di esagerare con i ma?”
“Ne ho ancora uno. Ma sarà per sempre?”
A questa domanda rispose l’uomo vestito di bianco a cui per un attimo nessuno più aveva prestato attenzione “Se sarà per sempre se lo chiede solo chi la fine vede vicino. Vivi il presente. Buttati nell’oggi come se non ci fosse un domani ma soprattutto come non ci fosse stato uno ieri. Non fare che il passato possa renderti prigioniero del presente. Ricordalo, portalo con te ma non fare in modo che eclissi l’oggi”.
“Ma tu chi sei?”
L’uomo lo guardò ma non rispose.
Si voltò allora verso la ragazza e senza che se ne rendesse conto le sue labbra si muovevano andando a formare la frase “Ti voglio bene”. Una frase che aveva sempre ritenuto banale, vuota e abusata e che non aveva mai pronunciato in vita sua se non per gioco.
Subito dopo un altro bagliore stava facendo sbiadire tutto, le ultime parole che sentì furono quelle dell’uomo “ricordati che questo è un dono e di doni la vita non te ne fa tanti”.
Christian aprì gli occhi. Era nel suo letto. La luce filtrava dagli spiragli delle tapparelle. Ripensò al sogno e subito capì. Prese il cellulare e subito chiamò la ragazza del sogno…

“Ciao”
“Ciao. Volevo parlarti di una cosa”
“Dimmi”
“Hai presente uno scrigno?”
“Si! Quei bauli contenenti tesori, no? E mi chiami a quest’ora del mattino per testare le mie conoscenze?”
“Esatto! Quei bauli. Al loro interno contengono un tesoro ma finchè sono chiusi sono un semplice baule di legno”
“E quindi?”
“E quindi serve una chiave per aprirlo”
“Dove vuoi arrivare?”
“Hai mai pensato che anche l’animo umano può essere uno scrigno? Uno scrigno con al suo interno tanta felicità. Una felicità che si trova solo se si ha la chiave giusta come funziona uno scrigno appunto. E non esistono passpartout”
“Non ci avevo mai pensato sinceramente”
“Beh… Anche se non ci hai mai pensato, grazie!”
“Di cosa? Cosa ho fatto?”
“Come? Non hai ancora capito? Ogni tuo sorriso mi irradia, ogni istante al tuo fianco mi conforta anche se composto di soli silenzi, ogni tuo sguardo mi fa sentire compreso, ogni tua parola mi fa capire che non sono solo, ogni tua battuta, anche la più infelice, mi fa sorridere. Tu riesci a spegnere ogni mia angoscia, ogni mia paura e ogni mio pensiero negativo come se avessi un telecomando. Insomma non hai ancora capito? Sei tu la chiave della mia felicità. Grazie!”

Con questo racconto volevo ringraziare l’unica persona che ha letto, finora, queste deliranti pagine. L’unica persona che finora ha conosciuto la mia smania di scrivere di qualsiasi cosa, il mio piacere perverso di dare vita a tutto quello che la mia fantasia, probabilmente malata, sprigiona. L’unica a cui ho confidato tutti i miei segreti e sogni e che ha avuto la cortesia di custodirli a sua volta. Un’amica a cui devo, se non tutto, molto e un’amicizia come questa non può non essere intitolata “il dono”.